FEGATO

Malattie Ereditarie

    • Emosiderosi:

Accumulo di ferritina ed emosiderina (pigmento proteico contenente sale ferrico) nelle cellule epatiche senza provocare danni. E’ spesso     localmente provocato da emorragie mentre a livello sistemico si manifesta in corso di disordini emolitici, trasfusioni o per un eccesso di ferro nutrizionale. Può colpire oltre al fegato anche il polmone.

    • Emocromatosi:

      E’ una malattia ereditaria che compare dopo i 40-50 anni. determinata da difetti nei meccanismi di regolazione del metabolismo del ferro che conducono al progressivo accumulo di ferro nell’organismo. Il ferro produce un’azione tossica lenta e progressiva che si manifesta con dolori articolari, stanchezza, epatomegalia, ipogonadismo, dolori addominali, diabete. Esistono due forme:

      Primitiva: quando si verifica un difetto nella fase di controllo dell’assorbimento del ferro a livello intestinale. Il ferro in eccesso  si deposita a      livello epatico, cuore, cute (colorazione colore bronzo).

      Secondaria:
            • Malattie ematologiche congenite come la B-Talassemia;

            • In corso di trasfusioni per una eccessiva introduzione parenterale;

            • Una eccessiva assunzione con dieta e farmaci;

            • Epatopatie alcooliche.

              La terapia consiste nel cosiddetto “salasso” periodico di circa 500 ml di sangue in cui sono presenti circa 250 mg di ferro. Esistono anche farmaci che facilitano l’eliminazione con le urine del ferro.

    • Glicogenosi:

      accumulo di questo zucchero di deposito nel fegato ove interviene nel controllo glicemico dell’organismo e nei muscoli per la contrazione. Sono causati da difetti genetici del genoma. Esistono diverse forme di glicogenosi, le più importanti sono:

            • Glicogenosi tipo I o malattia di von Gierke: dovuta al deficit di un enzima chiamato glucosio-6-fosfatasi presente solo nel fegato e capace di convertire il glicogeno in glucosio nel caso in cui l’organismo richieda glucosio in momenti fuori dai pasti. Infatti i pazienti non possono mai stare a digiuno altrimenti rischiano una crisi ipoglicemica con in quadro di aumento dei corpi chetonici ematici dovuti alla trasformazione dei grassi in glucosio .

            • Glicogenosi di tipo II o malattia di Pompe: l‘enzima mancante è l’α-1,4-glucosidasi o maltasi acida enzima che scinde i legami del maltosio.

            • Glicogenosi di tipo III o malattia di Cori-Forbes: variante più lieve della forma I con carenza di un enzima deramificante del glicogeno che viene degradato parzialmente per cui il quantitativo di glucosio sarà ridotto.

            • Glicogenosi di tipo IV o malattia di Andersen:la più rara con carenza di un enzima ramificante che porta lla formazione din un glicogeno poco solubile.

            • Glicogenosi di tipo V o malattia di McArdle: dovuta alla carenza di una fosforilasi muscolare. Produce affaticamento muscolare e intolleranza all’esercizio fisico.

 

            • Glicogenosi di tipo VI o malattia di Hers: dovuta alla carenza di una fosforilasi epatica

 

            • Glicogenosi di tipo VII o malattia di Tarui: dovuta a deficit di fosfofruttochinasi muscolare. Produce affaticamento muscolare e intolleranza all’esercizio fisico;

 

            • Glicogenosi di tipo VIII: caratterizzata dalla presenza dell’enzima fosforilasi epatica, ma in forma inattiva.
  • Malattia di Wilson:

    E’ una malattia genetica rara di tipo ereditario autosomica legata ad un’alterazione del gene ATP7B, localizzato sul cromosoma 13 e recessiva ovvero l’allene mutato è recessivo rispetto a quello sano per cui per manifestarsi la malattia entrambi gli alleli devono essere mutati. Tale alterazione determina un anomalo accumulo di rame nel nostro corpo e in particolare nel cervello, nel fegato e in altri organi vitali. Normalmente Il rame introdotto con la dieta si lega all’albumina per essere trasportato verso il fegato. Il legame con l’albumina non è molto resistente per cui arrivato in particolare nel fegato viene liberato facilmente per essere utilizzato. Il rame in eccesso si lega ad una proteina che la trasporta all’esterno del nostro corpo chiamata ceruloplasmina. Il cattivo funzionamento del gene impedisce un corretto legame tra questa proteina e il rame per cui non può essere trasportata verso l’esterno e quindi eliminato. Pertanto dapprima si accumula nel fegato ma poi sfruttando il legame con l’albumina il rame si trasferisce in altri organi depositandosi nel nucleo lenticolare dl cervello (infatti viene anche definita degenerazione epato-lenticolare) e successivamente anche alla cornea ( si forma il cosiddetto anello di Kayser-Fleischer, una formazione circolare di color bruno-verdastro) e ai reni. Questi depositi determinano una importante riduzione del rame ematico.

    La sintomatologia è legata a livello epatico ad un quadro di epatite cronica che porta in breve tempo ad una cirrosi. I disturbi neurologici sono importanti come emicrania , instabilità nel camminare e lentezza nei movimenti per debolezza e rigidità muscolare , difficoltà a scandire la parola e a deglutire, difficoltà a scrivere, depressione con alterazione dl comportamento fino alla demenza. A livello renale produce perdita urinaria di aminoacidi, elettroliti, glucosio. A livello della cornea l’anello di Kayser-Fleischer. A livello sistemico presenza spesso di anemia emolitica.

    La diagnosi si effettua con alcuni esami come il dosaggio ematico della ceruloplasmina che appare bassa, il dosaggio della cupremia che appare bassa e della cupruria che invece appare alta, un emocromo che evidenzia un quadro anemico. Un test genetico del DNA, una visita oculistica per evidenziare il famoso anello, una RM dell’encefalo e naturalmente una biopsia epatica.

    La terapia si basa sull’uso di alcuni farmaci come la penicillamina che è un agente chelante in grado di portare il rame ematico verso il rene per una adeguata espulsione . Purtoppo spesso presenta proprio effetti collaterali a livello renale. In questo caso si ricorre ad altro farmaco come la trientina che però appare meno efficace. Sono terapie che si effettuano per tutta la vita altrimenti il paziente potrebbe andare incontro anche a gravi danni degli organi che portano purtroppo al decesso. Nelle fasi iniziali della malattia possiamo favorire la riduzione dell’assorbimento del rame a livello intestinale attraverso la somministrazione di zinco acetato per via orale e riducendo gli alimenti ricchi di rame come frutti di mare, noci, fegato, cioccolata, funghi. Nei casi estremi si ricorre al trapianto di fegato.

Sindrome di Gilbert:

Viene definita sostanzialmente una sindrome e non una malattie perché sostanzialmente non provoca danni veri al nostro organismo. Colpisce prevalentemente il sesso maschile in età giovanile.

E’ legata a difetti complessi della captazione della bilirubina da parte del fegato .Quando noi eseguiamo l’esame bilirubina frazionata esistono due bilirubine: la indiretta che è il risultato della degradazione del globulo rosso quando ha finito il suo ciclo ovvero è invecchiato o è stato danneggiato. L’emoglobina dopo aver perso il ferro si distacca dal globulo rosso andando verso il fegato dopo essersi legata all’albumina . Questa emoglobina è la bilirubina indiretta. A livello del fegato esistono dei carriers che agganciano la bilirubina indiretta e la trasportano all’interno della cellula epatica. In questa sede esiste un enzima chiamato bilirubin-uridin-glicuroniltransferasi (UGT) che coniuga la bilirubina indiretta all’acido glicuronico trasformandola in bilirubina diretta. Sotto questa forma viene veicolata nella bile e qundi nell’intestino per essere eliminata con le feci.

L’anomalia nei soggetti geneticamente predisposti avviene nella fase di captazione e coniugazione. Non sappiamo con precisione se esistono geneticamente un numero molto basso di carriers oppure una carenza di enzima di coniugazione. In ogni caso la Bilirubina indiretta rimane e si accumula nel sangue in attesa di essere smaltita. Probabilmente il tutto è legato ad una alterazione del gene UGT1A1.

La malattie viene individuata spesso occasionalmente eseguendo l’esame bilirubina totale e frazionata. Ripetendo l’esame più volte spesso dopo fasi di stress si nota la persistenza dell’aumento della bilirubina sopratutto indiretta. In alcuni soggetti si nota un ittero intermittente che compare ogni volta che il soggetto và incontro a stress sia fisico (es. attività sportiva, mangiate occasionali abbondanti) oppure psichico.

La conferma viene eseguita facendo fare un test del digiuno che dura 24 ore. Il paziente avrà un aumento notevole della bilirubina. Utile anche una ecografia epatica e delle vie biliari.

Non essendo una malattia non è utile fare nessuna terapia.

Cisti Epatiche :

possono essere singole, multiple, semplici( in genere di forma rotondeggiante) o complesse( con presenza di setti che la dividono).

    • Cisti semplici: si presentano all’inadagine ecografica come una immagine rotondeggiante a contenuto anecogeneo. Sono la conseguenza di una malformazione congenita di un dotto biliare. Possono essere singole o multiple.

      In genere sono asintomatiche e totalmente benigne . Diventano importanti se aumentano troppo di volume per cui si ricorre ad una aspirazione percutanea del liquido e in casi piu’ gravi ad una resezione epatica. L’indagine principale è l’ecografia addominale che permette di seguire negli anni la loro evoluzione.

    • Malattia policistica epatica:  parliamo di questa forma quando le cisti sono superiori a 20 ed hanno diversa dimensione. Sono la conseguenza d di una mutazione di 4 geni e talvolta si associa ad una malattia policistica renale . In genere sono asintomatiche ma talvolta possono dare dolore e gonfiore addominale, nausea, vomito. Solo nei casi gravi si esegue intervento chirurgico.

    • Malattia di Caroli: si formano delle cisti multiple come conseguenza di dilatazioni sacciformi o fusiformi delle vie biliari intraepatiche. La conseguenza frequente è la formazione di colangiti e talora ascessi epatici e calcoli.

    • Cisti Idatidee. Sono la conseguenza di una echinococcosi ovvero una infezione parassitaria provocata da una tenia chiamata Echinococcus Granulosus .L’infezione viene trasmessa dagli animali come le pecore o altri ovini che sono ospiti intermedi e il cane che è l’ospite definitivo. Le uova del parassita ingerite con qualche alimento o acqua contaminati raggiungono l’intestino, lo attraversano e vanno verso il fegato e talvolta il polmone. All’inizio provocano un granuloma infiammatorio nel parenchima epatico che successivamente si evolve in una cisti ove sono presenti le larve del parassita. Sono cisti complesse, settate che tendono con il tempo a diventare di grosse dimensioni. La formazione nel fegato determina sintomi addominali come ittero da colostasi, ipertensione portale , aumento di volume addominale , reazioni allergiche violente. L’intervento chirurgico di asportazione della cisti idatidea appare l’unico rimedio possibile.

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