L’organismo riconosce il proprio fegato come un elemento esterno per cui tenta di distruggerlo. E’ una patologia che condiziona molto la qualità di vita dei pazienti. Colpisce sopratutto il sesso femminile tra i 40 e i 70 anni di età. Se si manifesta in età giovanile i sintomi sono più aggressivi e la malattia ha un decorso più rapido. Spesso nella storia di questi paziente possiamo evidenziare delle precedenti storie di infezioni batteriche o virali importanti. Alcuni pazienti hanno usato per molto tempo un antibiotico come la minociclina o u farmaco per il colesterolo come l’atorvastatina. Esistono due forme:
Tipo I: quella più comune con positività agli anticorpi ANA e ASMA. Circa la metà dei pazienti presenta altre forme autoimmuni come la rettocolite ulcerosa, la tiroidite autoimmune, l’artrite reumatoide.
Tipo II: colpisce soprattutto donne giovani. È il tipo positivo per anticorpi microsomiali fegato-rene (LKM1). Il quadro porta ad una classica forma di epatopatia cronica evolutiva con quadro finale di cirrosi.
I sintomi sono inizialmente poco evidenti. Spesso il paziente presenta ripetuti episodi di infezioni batteriche. Successivamente compaiono i soliti sintomi legati alle epatopatie gravi come stanchezza, dimagrimento, prurito, feci chiare o grigiastre, urine scure, nausea, vomito, epatomegalia, secchezza alla bocca, dolori articolari, ittero, ascite.
I consigli dietetici sono uguali alle altre forme di epatopatie come riduzione del sale nella dieta, abolizione alcoolici.
La diagnosi viene effettuata eseguendo esami di laboratorio con ricerca di anticorpi specifici, ecografia addome , una RM o TC addome, una Biopsia Epatica.
La terapia si basa sull’uso di immunosoppresori come l’azatioprina e cortisonici come il prednisolone. Se il prednisone e/o l’azatioprina sono poco efficaci, è possibile ricorrere a degli immunosoppressori più potenti, come il micofenolato, la ciclosporina e il tacrolimus. Nei casi gravi si ricorre al trapianto di fegato.
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