Possiamo definirle non immunomediate e distinguerle in tre gruppi:
Intolleranze Enzimatiche: sono la conseguenza della incapacità da parte del nostro intestino per carenza di un enzima intestinale di metabolizzare un determinato prodotto alimentare. Le due principali intolleranze sono quella al lattosio per deficit dell’enzima lattasi e il favismo legato ad un deficit di glucosio-6-fosfato deidrogenasi che provoca una crisi emolitica con ittero. Gli alimenti che scatenano tale situazione sono le fave e i piselli.
Intolleranze Farmacologiche: alcuni farmaci comuni come analgesici, antipiretici e salicilati possono creare delle intolleranze fino ad arrivare a produrre delle vere crisi emolitiche. Esistono però anche pazienti che presentano intolleranza a una sostanza presente naturalmente nell’alimento che può indurre un’azione farmacologica come ad esempio:
le Metilxantine presenti nel caffè e nel thè in grado di provocare, in certi soggetti, nausea, vomito, diarrea, crampi gastrici, tachicardia, tosse, ansia e insonnia.
le Amine biogene: alcuni alimenti vengono chiamati istamino-liberatori in quanto contengono nel loro interno istamina che viene liberata direttamente nel corpo. E’ presente in:
Cioccolato/cacao;
Alcuni lieviti;
Spinaci, pomodori;
Fragola, banana, ananas, papaya, agrumi (arance, pompelmi…), kiwi, lampone, pera, avocado;
Molluschi e crostacei;
Pesce in scatola;
Noci, nocciole, mandorle e anacardi.
Albume d’uovo.
Carne di maiale.
la Capsicina: presente nei peperoncini piccanti;
la Miristicina : presente nella noce moscata;
l’Alcool;
La Tiramina : legata probabilmente al deficit di un enzima chiamato monoaminossidasi. Determina quasi sempre episodi di emicrania . Gli alimenti in cui è presente sono:
3. Intolleranze indefinite da Additivi Alimentari:
Gli additivi vengono raggruppati nei seguenti gruppi:
Coloranti: compresi tra le sigle E100 e E199 (migliorano l’aspetto estetico di bevande ed alimenti);
Conservanti: E200-E299 (rallentano o bloccano le alterazioni provocata dai microrganismi negli alimenti);
Antiossidanti: E300-E321 (impediscono i processi di imbrunimento di frutta e verdura e di irrancidimento dei grassi);
Correttori di acidità: E 325-E385 (impediscono i processi di imbrunimento di frutta e verdura e di irrancidimento dei grassi);
Addensanti, Emulsionanti, Stabilizzanti: E400-E495;
Regolatori di acidità, antiagglomeranti, agenti lievitanti: E500 – E599
Esaltatori di sapidità: E600-E699.
Gli additivi si riconoscono perché nell’etichetta è presente la lettera E(iniziale di Europa) seguita da un numero.
Gli unici alimenti in cui non è consentito l’uso di additivi sono l’olio di oliva, il miele, la pasta.
Purtroppo l’uso di additivi nel mondo moderno appare nettamente in aumento. Poco si conosce sui meccanismi con cui gli additivi possano procurare reazione di intolleranza.
Il consumo annuo in Italia è circa di 5 kg all’anno. Abbiamo paesi nel mondo dove purtroppo i valori sono esageratamente alti come negli U.S.A. e Inghilterra dove si arriva anche a 20 kg annui. Come vedremo il numero di additivi è molto alto. La loro funzione è di rendere il cibo più bello e quindi più appetibile senza considerare gli effetti collaterali, talvolta poco conosciuti, che interessano in primis il nostro apparato digerente ma anche tutto il nostro corpo. Molti sintomi, come ad esempio il gonfiore addominale, sono collegati a tali sostanze che vengono introdotte quotidianamente attraverso i cibi . L’ aumento dei cibi “spazzatura” stà creando una situazione poco sostenibile nella nostra alimentazione in particolare nei giovani e nei bambini. Abbiamo l’idea che quello che conta è mangiare molto e pagare poco senza capire che la qualità alimentare è importante. Dovremmo scegliere alimenti di qualità che ovviamente costeranno di più, ma faremo il sacrificio di mangiarne di meno sapendo che questo comportamento è fondamentale per la nostra salute. Vorremmo anche che le strutture addette al controllo degli alimenti fossero più meticolose negli studi e ricerche evitando che le lobby alimentari possano gestire i cibi secondo solo i loro interessi economici. Molti pazienti sono convinti che basta fare una banale indagine eseguendo dei “test per intolleranze” per capire a quali alimenti sono intolleranti. Per fortuna il ministero della salute ha comunicato che tali indagini sono inaffidabili per cui non bisogna eseguirle.
I principali sintomi di un’ intolleranza alimentare sono il gonfiore addominale talvolta con preferenza gastrica o intestinale, nausea , talora vomito, dolori addominali in genere dopo il pasto, crisi di stipsi alternate a crisi di diarrea, afte buccale, lentezza nella digestione, alterazione del peso corporeo talvolta improvviso, stanchezza cronica, insonnia, mal di testa, sonnolenza, tachicardia, rinorrea, eruzioni cutanee, vertigini, prurito, difficoltà respiratorie con possibili crisi asmatiche.
Per capire a cosa possiamo essere intolleranti sarà necessario che si crei una vera empatia tra il Paziente e il Gastroenterologo. Con molta pazienza dovranno valutare l’alimentazione di tutti i giorni e individuare gli alimenti problematici. E’ spesso un lavoro lungo e complesso ma talvolta porta a scoperte assolutamente impensabili. Un vero esame per diagnosticare un’ intolleranza non esiste. Fino a pochi anni addietro esistevano i Test per le Intolleranze ma poi ci siamo resi conto che erano poco affidabili per cui il Ministero della Salute ha comunicato di non effettuarli più.
Sito di Gastroenterologia
Santeramo in Colle