iNTOLLERANZA AL LATTOSIO

Rappresenta una delle problematiche alimentari recenti in fase di sviluppo crescente e complesso. La vera intolleranza è legata ad una carenza di un enzima intestinale presente nell’orletto a spazzola delle cellule intestinali, chiamato lattasi il cui compito è quello di scindere il lattosio, disaccaride costituito da glucosio e galattosio. Purtroppo spesso confondiamo l’intolleranza al lattosio con l’intolleranza al latte legato alle proteine come la caseina.

Ricordiamo che l’uso del latte vaccino è diventata un’ abitudine alimentare legata all’utilizzo di forme alimentari come la colazione, i dolci e alcuni pasti che necessitano per il loro utilizzo di migliorare il sapore. Voglio evidenziare che il miglior latte e quello materno ma purtroppo lo possiamo usare solo per un certo periodo. I latti più vicini al materno sono quello di asina, che in passato era presente nell’alimentazione di alcune zone dell’Italia, ma che attualmente è scomparso. Pure buoni sono il latte di capra e di pecora molto più digeribili rispetto a quello vaccino. Il latte di vacca è ormai quello più diffuso perché gli allevamenti intensivi permettono una facile produzione a costi anche abbastanza bassi. La sua diffusione è legata prevalentemente alle culture alimentari dei popoli. La digeribilità del latte è legato alla quantità di lattasi presente nel nostro intestino che varia in realtà da soggetto a soggetto per cui non esistono delle regole standard nella sua manifestazione. Esistono tre forme:

La forma genetica è molto rara e in questo caso non viene prodotta per niente la lattasi. E’ tipica dell’infanzia e non si può modificare in età adulta.

La forma primaria è spesso una condizione di normalità legata alla crescita dei bambini in quanto in questa fase si riduce la produzione della lattasi a partire dallo svezzamento. Conta la caratteristica del DNA del bambino. Probabilmente la zona del codice genetico predisposta alla produzione della lattasi tende a ridurre la sua funzionalità in quanto, specializzato per il latte materno, non riconosce in modo completo gli altri latti. Questo evento però è talmente variabile nei soggetti che non possiamo mai inquadrarlo in uno schema ben definito. Non esiste un periodo ben preciso di quando comincia a manifestarsi. Talvolta compare in età giovanile, altre volte in età adulta anche avanzata. La sua stessa importanza dipenderà da quanto il soggetto geneticamente produrrà una minore o maggiore lattasi. Avremo pertanto intolleranze al lattosio infinite, passando da forme talmente leggere da non essere quasi riconosciute a forme gravi.

La forma transitoria legata ad alcune malattie dell’intestino che determinano una riduzione della produzione di lattasi . Tra queste ricordiamo la celiachia e tutte le malattie infiammatorie intestinali come il morbo di Crohn, la Colite ulcerosa, ecc. In queste forma una volta effettuata terapia per la patologia primaria l’intolleranza regredisce. Quando viene trovata un’ intolleranza al lattosio molto intensa sarebbe sempre opportuno indagare sulla eventuale presenza di una patologia infiammatoria intestinale (IBD) che spesso il paziente non ha mai valutato pensando di essere affetto da una intolleranza o una generica colite.

Ovviamente la forma più diffusa è quella primaria.

I sintomi sono meteorismo, pancia gonfia, eccessiva flatulenza, dolori addominali ,diarrea.

Tuttavia nella genesi di questa “situazione intestinale” vorrei evidenziare che alla predisposizione personale si aggiungono altri fattori che incidono spesso in modo preponderante nella comparsa della sintomatologia. Ricordiamo che il latte possiamo definirlo un alimento quasi ”puro” in quanto non modificabile se non nella trasformazione di latte intero, parzialmente scremato e scremato oltre alla fase di pastorizzazione necessaria all’abbattimento dei microrganismi. Forse dovremmo preoccuparci di quello che all’animale viene somministrato per nutrirsi ma questa è una grave responsabilità di alcuni allevatori (ma non tutti) che spesso non si attengono ad una corretta alimentazione somministrando prodotti di dubbia qualità.

Il problema attuale è rappresentato dalla lavorazione dei latticini e dei formaggi che spesso vanno incontro a manipolazioni per ottenere dei prodotti a basso costo e fonte di lucro. Siamo una nazione che produce dei prodotti lattiero-caseari di meravigliosa eccellenza ma che comportano nella loro produzioni costi elevati e grande impegno professionale. Si fa sempre più strada però l’idea, anche da parte del consumatore, che si può comprare un derivato del latte in quantità elevata pagandolo poco. Questo errore porta all’assunzione di alimenti a base di latte in cui sono presenti sostanze chimiche, innesti e cagli non di prima qualità che producono effetti collaterali addominali e probabilmente peggiorano il quadro sia di intolleranza al lattosio sia alla caseina. L’esame per individuare l’intolleranza al lattosio è il Breath Test ovvero un test del respiro che valuta la quantità di idrogeno dell’espirato dopo assunzione di lattosio. La durata dell’esame è di circa 3-4 ore e l’espirato viene valutato ogni ½ ora. Esistono forme di intolleranza leggere, medie, gravi. Ovviamente la terapia consiste nell’abolizione di latte e derivati. Questa abolizione diventa definitiva nelle forme gravi mentre nelle forme medie e leggere potrebbe essere a tempo per cui bisogna ripetere l’esame dopo un certo tempo e se il paziente sarà stato “bravo” nella sua alimentazione l’esame rientrerà nella norma e potremo effettuare un reintegro di lattosio facendo un’ adeguata forma di divezzo gestita dal gastroenterologo. Ricordiamo in ogni caso che il lattosio è presente in tantissimi alimenti per cui spesso è difficile fare una dieta perfetta.

Vorrei anche chiarire che secondo il mio parere l’uso dei prodotti senza lattosio non rappresenta una soluzione al problema. La scissione del lattosio per questi prodotti avviene aggiungendo al latte l’enzima lattasi con un processo chimico di idrolisi enzimatica che agisce esattamente come l’analoga proteina umana decomponendo il lattosio nei due monosaccaridi glucosio e galattosio. Ovviamente si tratta di un prodotto chimico di sintesi che viene utilizzato anche in compresse da noi specialisti e dato al paziente con il consiglio di usarlo circa una mezz’ora prima di un pasto solo in certe condizioni alimentari in cui gli sarà complicato scartare i prodotti senza lattosio. Per chi vuole approfondire il capitolo del latte e prodotti caseari potrà curiosare sulle pagine che ho creato nelle sezioni relative.

 

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