Questa intolleranza è legata alla carenza di un enzima chiamato Glucosio-6-fosfato deidrogenasi.
La sua diffusione è molto elevata nel mondo tanto da essere presente in oltre 500 milioni di persone di cui circa 400 mila in Italia. E’ un deficit enzimatico trasmesso geneticamente attraverso il cromosoma X e dato che nei maschi è l’unico cromosoma X presente, vengono colpiti in modo importante tenendo anche conto che lo trasmetteranno a tutte le loro figlie femmine. Al contrario le femmine dato che hanno due cromosomi X avranno uno con il difetto genetico e uno sano per cui spesso saranno asintomatiche e con lievi sintomi. Trasmetteranno il gene difettoso a tutti i figli.
La carenza di questo enzima determina un grave danno in particolare ai globuli rossi dato che è importante per il loro funzionamento e la loro sopravvivenza.
Il fattore scatenante è costituito dalla presenza in alcuni alimenti o farmaci di due glicosidi chiamati vicina e convicina in grado di innescare in presenza di una carenza di G6PDH una reazione emolitica.
Gli alimenti in cui sono presenti sono:
Le fave (da cui il nome della patologia);
I piselli;
Anche alcuni farmaci sono in grado di scatenare emolisi nei carenti di G6PDH:
analgesici;
antipiretici;
salicilati;
alcuni chemioterapici;
blu di metilene.
Anche alcune patologie possono determinare una crisi come:
polmonite;
epatite;
chetoacidosi diabetica.
malaria.
I sintomi compaiono in genere dopo 12-48 ore e sono legati ad una crisi di anemia emolitica:
presenza di ittero sia delle mucose che della cute legato all’aumento della Bilirubina prodotto catabolico dell’emoglobina. Nei casi più gravi si arriva di un quadro di encefalopatia.
urine giallo scure tendente all’arancione;
intensa stanchezza;
tachicardia con alterazioni vascolari che nei casi gravi portano ad un quadro di collasso cardio-circolatorio.
Molto spesso i sintomi sono molto attenuati.
L’OMS ha deciso di fare una classificazione in cinque classi:
Classe I, deficienza enzimatica grave (con un’attività enzimatica del <5%) con un’anemia emolitica cronica
Classe II, deficienza enzimatica grave (con un’attività enzimatica <10%) con un’emolisi a intermittenza
Classe III, deficienza enzimatica lieve (con un’attività del 10-60%) solitamente non associabile a emolisi, la quale si presenta solo nel caso di un grave stress ossidativo
Classe IV, l’attività enzimatica viene mantenuta nella norma, non si presenta anemia emolitica e sono forme clinicamente silenti
Classe V, con attività enzimatica superiore alla norma (forme rare e asintomatiche)
La diagnosi si effettua con il dosaggio ematico dell’enzima G6PDH. Non esiste terapia se non cercare di individuare i soggetti a maggior rischio a cui ovviamente si consiglierà di non assumere alimenti e farmaci in grado di scatenare la reazione emolitica.
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